(Cremona, 1 febbraio 2007) - I medici veterinari dell'ANMVI sono contrari all'attivazione del corso di laurea in medicina veterinaria, il 14° in Italia, presso l'Ateneo friulano.
A suo tempo interpellata dalla Facoltà di Medicina Veterinaria di Udine, l'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani- a buon diritto rappresentativa della popolazione veterinaria professionalmente attiva nel nostro Paese- aveva espresso un parere inequivocabilmente contrario all'attivazione di quello stesso corso di laurea che ora riscontra l'approvazione della Regione Friuli Venezia Giulia.
"La decisione desta sconcerto e preoccupazione - afferma ora il Presidente dell'ANMVI- Carlo Scotti- questo nuovo corso di laurea nasce consapevole della contrarietà della professione. Questo nuovo corso di laurea nasce anche incurante delle difficoltà occupazionali di un settore che non è più in grado di sopportare l'ingresso sul mercato occupazionale di 1 solo medico veterinario in più rispetto all'effettivo fabbisogno professionale, un fabbisogno già ingiustificatamente sovrastimato dal Ministero dell'Università (1.405 matricole per l'anno accademico in corso) e che ora viene irresponsabilmente innalzato".
Il Corso di Laurea approvato il 31 gennaio dalla Regione Friuli si presenta come un progetto apparentemente destinato a non incidere su questa difficile situazione nazionale, annunciandosi come "internazionale", in lingua inglese e rivolto a studenti stranieri (18 matricole).
Tuttavia, dichiara Scotti, "la previsione di una consistente quota di studenti italiani (12 matricole) e l'impossibilità a predeterminare il rientro nei Paesi di origine dei laureati, nonché l'orientamento comunitario ad agevolare la libera circolazione dei professionisti nella UE- della quale sono gia entrati a far parte alcuni Paesi Orientali- ci inducono a non ritenere credibili le argomentazioni della Regione, che vogliono che l'Ateneo sia pensato per soddisfare la domanda di formazione dei Paesi dell'Est, e a non ritenerle in alcun modo pertinenti con la "questione universitaria" nazionale".
"Il campanilismo accademico, camuffato da vocazione internazionale - conclude Scotti- è una scelta inaccettabile. Il sostenerla, se non nasconde localismi interessati, è un vero suicidio professionale.
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