Mentre l’Europa discute di abbassare l’IVA su alcuni beni e servizi ANMVI e LAV invitano il Ministro Tremonti e il Sottosegretario Martini a ridurre la pressione fiscale sulla cura e sul mantenimento degli animali da compagnia.
(Cremona, 10 luglio 2008) Bene le iniziative contro l’abbandono avviate dal Sottosegretario alla Salute Francesca Martini, ma occorre anche venire incontro a chi non ha alcuna intenzione di separarsi da Fido e Fuffi. A partire dalcontenimento della esagerata pressione fiscale che, fra le più alte in Europa, grava ancora sulle cure veterinarie e sugli alimenti per gli animali da compagnia.
Lo ricordano ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) e LAV (Lega Anti Vivisezione) che si appellano al Ministro delle Finanze Giulio Tremonti, delle Politiche Europee, Andrea Ronchi e al Sottosegretario Francesca Martini, per ridurre l'IVA sulle prestazioni veterinarie e sul pet food, oggi fissata al 20% al pari di un bene di lusso.
L’occasione per sostenere le famiglie italiane che hanno o desiderano un animale da compagnia - sostengono le associazioni - è servita su un piatto d’argento dall’Europa, impegnata a discutere con gli Stati Membri il riordino dell’imposta sul valore aggiunto e a concedere ai Ventisette la facoltà di ridurre la tassazione su alcuni beni e servizi.
Per ANMVI e LAV l'Italia non può esimersi dall'esercitare questa facoltà e dal cogliere l'occasione per ridurre al 10% (almeno) l'IVA applicata alle prestazioni veterinarie e ai prodotti alimentari per animali da compagnia, considerando che l'aliquota attualmente in vigore (20%) colloca la salute e il mantenimento degli animali d'affezione sullo stesso piano di un genere voluttuario.
Una riduzione dell’aliquota IVA gioverebbe:
- ai proprietari-consumatori, agli affidatari e ai canili-rifugio del volontariato che vedrebbero decurtati gli oneri fiscali su prestazioni e beni di prima necessità per la salute e il benessere dei loro animali;
- agli animali d'affezione i cui costi di mantenimento non potrebbero più rappresentare un disincentivo alla convivenza con l’uomo e all’adozione presso i canili-rifugio gestiti dal volontariato, o peggio un alibi per reati penali come l'abbandono e il maltrattamento;
Sarebbe oltremodo difficile concludono le associazioni- giustificare agli occhi di milioni di proprietari e affidatari un alleggerimento dell'imposta sui beni più disparati, ma non su prestazioni sanitarie aventi risvolti di sanità animale e di sanità pubblica né su beni di prima di necessità come gli alimenti per animali da compagnia.
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