ANMVI SU IVA AL 23%
"Il Governo ha fatto una dichiarazione di rinuncia
alla sanità veterinaria"
(Cremona, 7 marzo 2012) - Se ad ottobre arriverà un ulteriore aumento dell'Iva al 23% l'Italia avrà definitivamente rinunciato alla sanità veterinaria e si collocherà al di fuori delle strategie europee di "one health", ovvero la medicina veterinaria come forma di prevenzione anche per la salute umana.
L'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI) commenta così l'annuncio del Vice Ministro all'Economia Vittorio Grilli secondo il quale ad ottobre l'IVA passerà al 23%.
Dopo l'aumento al 21% del luglio scorso, la decurtazione della detraibilità fiscale, il redditometro e ora l'ulteriore aumento percentuale, il possesso responsabile di un animale da compagnia in Italia viene punito e il nostro Paese avrà perso definitivamente il controllo sulla sanità animale.
L'imposta di consumo non dovrebbe nemmeno essere applicata sulle cure medico-veterinarie che - al pari delle cure per l'uomo- rientrano nelle attività di sanità pubblica e di prevenzione sanitaria, a beneficio degli animali e delle persone.
Il Fisco mina alla radice la prevenzione e il contrasto alle malattie trasmissibili dagli animali all'uomo, la lotta al randagismo, il contenimento della popolazione animale, la legalità e la certezza anagrafica del possesso animale. Obiettivi importanti anche per tenere sotto controllo e ridurre la spesa pubblica.
Ufficio Stampa ANMVI
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