DENUNCIA DELL’ANMVI
universita’, potere forte senza piu’ regole
Scotti: Italia fabbrica di veterinari senza futuro.
( Cremona, 5 marzo 2007) - “Basta la volontà di una Giunta regionale per aprire un nuovo Corso di Laurea? Può l’Università autorizzarsi da sé e autodeterminare anche il numero di matricole? Può utilizzare le risorse della collettività per finanziarie (anche) “esigenze di formazione dei Paesi dell’Est”?
Nel nostro Paese sì. E sta accadendo, sotto gli occhi di tutti a Udine, dove l’Ateneo ha annunciato l’attivazione di un corso di laurea in medicina veterinaria, il 15° in Italia. E’ il record italiano in Europa.
“Il nostro Paese è una fabbrica di veterinari senza futuro - ha detto il Presidente dell’ANMVI Carlo Scotti- che nessuno riesce più a fermare: non il Ministero dell’Università, non il Ministero della Salute, tanto meno la Categoria inascoltata da anni, anche quando parla attraverso i propri organi istituzionali. Siamo indisponibili a soluzioni compromissorie e chiediamo soluzioni urgenti ai Ministeri dell’Università e della Salute”.
Il Ministero della Salute- al quale fa riferimento la professione veterinaria- sta dando indicazioni al Ministro dell’Università di ridurre il numero programmato di matricole perchè il fabbisogno di veterinari in Italia è pari a “zero” ( stima ufficiale fornita dalla Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari al Ministero della Salute- su ricerche di mercato Nomisma). E così mentre il Miur riduce di 21 unità il numero di immatricolazioni possibili, la Facoltà di Udine lo incrementa di 30, con il placet della Regione.
Udine un caso nazionale
Il caso del corso di laurea di Udine è un caso nazionale: il Magnifico Rettore dell’ateneo friulano, Furio Honsell, annuncia nel discorso di apertura dell’anno accademico dicendo che i presidi di tutta Italia hanno approvato il corso, mentre il presidente della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Medicina Veterinaria lo smentisce sui giornali: non c’ è alcuna presa di posizione ufficiale. E’ cronaca di questi giorni.
In Consiglio Regionale arrivano le prime interrogazioni alla Giunta. La Federazione degli Ordini Veterinari è contraria, l’Ordine dei Veterinari di Udine è contrario. Tutta la Categoria è contraria e sta firmando una petizione al Presidente della Repubblica, promossa dall’ANMVI contro la proliferazioni di sedi universitarie: 3000 firme in poco tempo.
Impreparati al confronto con l’Europa
“ E’ urgente- continua Scotti- rimettere in contatto l’Accademia con il mondo del lavoro e farle comprendere che la sua crescita può essere solo qualitativa e non più quantitativa. Ai medici veterinari italiani serve una formazione specialistica più qualificata e moderna, servono standard didattici che il nostro Paese non ha e che le organizzazioni veterinarie europee ci rimproverano essere al molto al di sotto degli standard richiesti dalla EAEVE, l’organismo di collegamento della Commissione Europea per la valutazione della qualità universitaria. Solo 3 facoltà di veterinaria sono in linea coi parametri europei.
E’ grave- aggiunge Scotti- che i medici veterinari italiani siano così tanto penalizzati nel confronto con i Colleghi Europei, specie dopo l’equiparazione fra i professionisti intellettuali nella UE introdotta con le più recenti direttive comunitarie. E in Italia l’Università non guarda più in là del campanile!”
Le soluzioni
Le soluzioni indicate dall’ANMVI sono presto dette: agire sull’ insano parallelo tra finanziamento agli atenei - numero di studenti; sensibile abbattimento e redistribuzione del numero programmato (oggi 1.405); innalzamento di un anno della durata del corso di laurea specialistica; chiusura del corso presso l’interateneo di Catanzaro ( sul quale pende un ricorso al TAR contro il Ministero dell’Università); innalzamento della qualità didattica; revisione e attualizzazione del piano di studi.
E inoltre, azioni di orientamento agli studi universitari “ per far capire che il veterinario è un medico- dice Scotti - e l’animale un paziente”. Anche di questo le facoltà sono responsabili: per richiamare iscritti- conclude il presidente dell'ANMVI- le Facoltà in questi anni hanno cavalcato un immaginario superficiale quello del veterinario che cura il cane e il gatto, nutrendo illusioni di una facile prospettiva di lavoro trascurando settori cruciali per la società come la sanità animale in ambito zootecnico e la sicurezza alimentare a cui l’opinione pubblica e le aspiranti matricole oggi nemmeno si sognano di pensare".
Ufficio Stampa ANMVI
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