TRAFFICO DI CANI DALL'EST
ANMVI CHIEDE PIU' COOPERAZIONE FRA GLI STATI MEMBRI
Situazione sanitaria preoccupante. Gli animali importati illegalmente sono affetti da patologie che in Italia non si riscontrano più da tempo.
(Cremona, 11 luglio 2007) - Ben vengano le inchieste e che facciano pulizia. L’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI) condanna il coinvolgimento di veterinari nell’inchiesta Black Dog. Gli ambulatori veterinari sono infatti testimoni ormai da anni di situazioni sanitarie molto gravi a danno dei cani importati illegalmente – soprattutto razze “toy”- che espongono il proprietario ad esiti infausti o a lunghe e impreviste cure veterinarie. Ma non solo.
SITUAZIONE SANITARIA PREOCCUPANTE
La preoccupazione dei medici veterinari dell’ANMVI (che stima un traffico illecito di proporzioni anche più significative di quelle messe in luce dalle inchieste) si estende alla sanità della popolazione canina italiana. Infatti, questi animali importati illegalmente sono affetti da patologie che in Italia non si riscontrano più da tempo o per le quali i cani italiani sono ormai sottoposti a piani vaccinali collaudati ed efficaci.
“Vediamo con preoccupante frequenza il cimurro- afferma Laura Torriani, Segretario Nazionale ANMVI- una malattia la cui lenta incubazione consente a chi traffica in cuccioli di avere il tempo necessario per arrivare a concludere la vendita, oltre a parassitosi, come la coccidiosi o le rogne, per le quali i cani derivanti da filiere “regolari” e sottoposti a controlli medici seri sono invece al sicuro”.
Per non dire della vaccinazione antirabbica. La rabbia, debellata in Italia, costituisce tuttavia un costante motivo di allerta (prevenzione) veterinaria, dato che si tratta di zoonosi letale, a livello comunitario, tanto da esserne necessaria la vaccinazione per tutti i cani, i gatti e i furetti che si spostano nella UE o all’estero al seguito dei loro proprietari. “I cani importati illegalmente, invece, - continua Laura Torriani- sono spesso movimentati in età tenerissima e al di sotto della soglia di sicurezza vaccinale: sotto i tre mesi di età è infatti proibito commercializzare i cuccioli e non è un caso. E’ solo oltre i tre mesi che il sistema immunitario dei cani è in grado di produrre una adeguata copertura vaccinale nei confronti della rabbia. Spesso sono accompagnati da certificati falsi e da dichiarazioni d’età altrettanto fasulle. In età molto tenera- conclude Torriani - anche le altre vaccinazioni, pur se eseguite, rischiano di non avere alcuna efficacia.”
ATTUALI LIMITI D’INTERVENTO
L’illegalità delle importazioni ha molteplici sfaccettature, non sempre facili da comprendere, dato che esiste sia il traffico illecito di tipo “contrabbando”, cioè animali importati di nascosto e privi di qualsiasi documentazione, sia l’importazione alla luce del sole ma con documenti non attendibili, falsi o non appartenenti ai soggetti che accompagnano. "Purtroppo la possibilità di accertare l’età del cucciolo con precisione (su base giornaliera) non può basarsi su criteri scientificamente assodati, nemmeno l’analisi scheletrica può produrre certezze- dichiara Laura Torriani – e questo pone seri ostacoli alla verifica delle dichiarazioni documentali che il proprietario ha con sè. Per questo motivo è difficile la dimostrazione della effettiva falsità dei documenti d’acquisto. Inoltre, anche l’identità dell’animale non è facilmente accertabile dal medico veterinario. I cani vengono già microchippati nei Paesi di provenienza ed è compito del proprietario registrarli all’anagrafe canina. Il libero professionista, per limiti ancora non superati del sistema nazionale, non accede alla banca dati dei microchip e quindi non la possibilità di fare operazioni di rintraccio e verifica”.
COSA POSSONO FARE LE AUTORITA’
Secondo l’ANMVI i risvolti di sanità animale e di sanità pubblica del traffico illegale di cuccioli, dovrebbero indurre le autorità competenti dei Paesi di provenienza ad una maggiore cooperazione con le autorità sanitarie italiane che da tempo chiedono collaborazione. COSA PUO’ FARE IL PROPRIETARIO
Per incoraggiare i proprietari vittime di incauti acquisti a denunciare la truffa, sarebbe opportuno evitare di ricorrere al sequestro dell’animale: il proprietario che si scopre vittima di un raggiro spesso non denuncia il misfatto nel timore di doversi separare dal cane con il quale si è magari già instaurato un rapporto d’affezione. “In molti casi –spiega il Segretario dell’ANMVI - i proprietari non consegnano al veterinario la documentazione d’acquisto proprio per questo timore”. Il medico veterinario libero professionista è l’ultimo anello della filiera "quando dovrebbe invece essere il primo"- conclude Laura Torriani che ricorda il Decalogo per l’acquisto del cane, prodotto dall’ANMVI: “e’ importante riconoscere i falsi allevatori e i negozianti che non sono in grado di dare garanzie. La prima regola di chi vuole comperare un cane è quella di andare a chiedere consiglio dal medico veterinario”.
Ufficio Stampa ANMVI
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