RAPPORTO 2014 DI ALMALAUREA
Con la laurea in medicina veterinaria non si guadagna
Il diploma in Medicina Veterinaria è svalutato da Atenei ciechi di fronte al mondo del lavoro. Scotti (ANMVI): "La clinica per gli animali da compagnia è un settore saturo, serve una formazione per ambiti diversi".
(Cremona 11 marzo 2014) – “La laurea in Medicina Veterinaria, così com’è oggi è squalificata e inappetibile per il mercato del lavoro”. E’ il commento a caldo di Carlo Scotti, Coordinatore Nazionale ANMVI, al Rapporto 2014 di Almalaurea.
Secondo le elaborazioni su dati del 2013, a tre anni dal diploma accademico, la condizione occupazionale dei laureati in medicina veterinaria è delle più desolanti: “Quel 50,7% che dichiara di lavorare – prosegue Scotti- non svolge in realtà alcuna professione reale, capace cioè di assicurare redditività”. L’84,1 % di questa percentuale dichiara di esercitare nel privato: “ Sono autonomi a partita IVA che fatturano zero, non maturano previdenza e non guadagnano abbastanza nemmeno per se stessi”, commenta Scotti.
La colpa, prosegue, è delle “troppe sedi universitarie, dei troppi laureati, di una formazione appiattita sulla medicina degli animali da compagnia il cui mercato è ormai saturo da tempo”. Ci sono più veterinari che pazienti”.
Quali le soluzioni? Risponde Scotti: “Meno sedi universitarie, molti meno veterinari una formazione più competitiva e attenta alla evoluzione della figura del medico veterinario in altri settori professionali, quali la sicurezza alimentare, la zootecnia, che però non stanno nell’immaginario dei ragazzi e che gli Atenei non incoraggiano preferendo alimentare tragiche illusioni professionali”.
Ufficio Stampa ANMVI