Questa Legislatura adotti la più corretta definizione di "animale da compagnia"
ANIMALI IN CONDOMINIO, ANMVI: GIUSTO RISCRIVERE LA NORMA
Ma quale tutela animale? Gli animali non domestici sono stati discriminati.
Rischio caos-contenziosi. E di abbandono.
Grave inciampo del Legislatore sulla tutela animale.
(Cremona, 21 maggio 2013) - La norma sugli animali domestici in condominio entrerà in vigore il 18 giugno. Ma così come scritta, la norma non scontenta solo gli addetti ai lavori, ma anche i medici veterinari e i tanti proprietari di animali non domestici da compagnia, discriminati e non ammessi nelle case di milioni di cittadini che scelgono la compagnia dei cosiddetti animali da compagnia non convenzionali.
Secondo il Presidente ANMVI, Marco Melosi, "Se lo spirito è di abbattere il contenzioso condominiale, questa norma non ci riuscirà". ANMVI conferma l'esigenza di una correzione del testo. Infatti, l'articolo 1138 del Codice civile - così come modificato dalla legge 220/2012 - dispone che le norme del regolamento condominiale non possono vietare di possedere o detenere "animali domestici", "una definizione infelice- osserva Melosi- che potrebbe prestarsi a lunghe discussioni e litigi giudiziari".
La definizione di "animali domestici" dovrà essere modificata in "animali da compagnia" al duplice scopo di:
a) non discriminare animali non domestici affermati come animali da compagnia presso migliaia di famiglie proprietarie (es. tartarughe e criceti);
b) abbassare il contenzioso condominiale al quale sono altamente esposti i cittadini-proprietari in conseguenza della legge 220/2012 e gli stessi animali non domestici (rischio abbandono con conseguenze anche sul piano degli eco-sistemi ambientali con l'inopinata immissione di specie animali nei contesti urbani-ambientali)
"E c'è un altro aspetto sul quale riflettere- aggiunge il Presidente dell'ANMVI- lo spirito della norma- ossia abbattere il contenzioso condominiale risulta gravemente inficiato dall'irrisolta questione relativa all'apertura di ambulatori veterinari in contesti condominiali, la cui presenza risulta talvolta pregiudizialmente osteggiata, a detrimento dell'esigenza di disporre di presidi medico-veterinari in aree urbane di nuova edificazione con annesso sviluppo di infrastrutture e servizi di pubblica utilità".
"Risulta evidente - conclude Melosi- l'inciampo del Legislatore non solo sul piano scientifico, ma anche della libertà di detenzione di animali non convenzionali da compagnia, legittimamente allevati e acquistati per affezione".
Ufficio Stampa ANMVI
Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani
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