PUBBLICAZIONI

Seguire i parametri EAEVE

di Stefano Cinotti, Preside della Facoltà di Medicina Veterinaria di Bologna

cinottiL'analisi, pur relativa al solo settore degli animali da compagnia (o d'affezione) si propone di prevedere la situazione occupazionale nel medio termine (5 anni) attraverso il rilevamento dei cambiamenti in corso sia per quanto attiene la formazione universitaria, sia per quanto riguarda la tipologia degli aspiranti professionisti. Primo rilievo è la ormai irreversibile tendenza a divenire una professione "donna" (oltre l'85% nel 2010). Altro rilievo è la stabilità del numero dei laureati per anno: a fronte dei 14 corsi di laurea il numero chiuso (alcune Facoltà lo stanno riducendo) porta ad una produzione costante nel tempo di laureati.

Redditi: è una professione, almeno per la parte dei piccoli animali, scarsamente redditizia e per quanto riguarda gli spazi occupazionali si attesta a un + 3% nel lungo periodo (2020). È evidente come l'indagine ponga in risalto una figura professionale molto complessa sia sotto il profilo della preparazione teorica ma anche e, soprattutto, pratica. Infatti oltre alla necessità di sapere utilizzare ogni tipo di strumentazione clinica, chirurgica ed elettromedicale in genere deve naturalmente darsi per scontata la capacità di saper correlare la capacità del fare con quella dell'interpretare e diagnosticare. In sintesi le Facoltà devono saper formare professionisti completi. Sono in grado di farlo? La risposta è "non tutte" e "non tutte in egual maniera".

Quali quindi i requisiti formativi minimi? Non certo quelli Ministeriali ma quelli suggeriti dalla EAEVE in accordo con la FVE.

Conoscere per creare sinergie

di Massimo Baroni, Past Presidente SCIVAC - Società Culturale Italiana Veterinari per Animali da Compagnia

BARONI-MASSIMOLa presentazione di un'indagine sulle strutture veterinarie private per animali da compagnia costituisce un momento importante per tutte le componenti del mondo Veterinario italiano. Vorrei fin da ora ringraziare ANMVI, per la realizzazione del lavoro presentato. Un particolare ringraziamento va inoltre al Prof. Cinotti, Preside della facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Bologna, per aver accettato di condividere con noi questa conferenza, dando voce al mondo Universitario, componente essenziale della nostra categoria.

La Veterinaria per Animali da compagnia, così come tanti altri ambiti nel nostro paese, sta vivendo un momento particolare e difficile, sicuramente con aspetti contrastanti, in cui convivono realtà positive di forte sviluppo scientifico accanto a situazioni di altrettanto significativo regresso professionale. SCIVAC rappresenta la società culturale più grande in ambito nazionale, contando su più di ottomila iscritti ed ha il compito di promuovere, attraverso le sue iniziative scientifiche, il costante aggiornamento del veterinario italiano per animali da compagnia. Deve farlo e lo fa da vent'anni, avendo sempre ben presente la situazione professionale e le esigenze del momento. Indubbiamente il primo passo per essere sempre al passo con i tempi è quello della "conoscenza" della situazione attuale. Per questo motivo la società plaude ad iniziative come questa, che pongono le basi informative per progettare il futuro. Occorre dire che, in ogni ambito, i migliori risultati si ottengono utilizzando in maniera sinergica le energie che si hanno a disposizione.

Ora, in ambito veterinario, i componenti in gioco sono costituiti dall'Università, che deve formare i futuri professionisti, dalle società culturali che devono mantenerne ed accrescerne la cultura specifica e dalle Associazioni professionali che devono studiare e presentare le esigenze del veterinario pratico. In passato, anche in un passato recente, le diverse componenti che ho appena citato, hanno certamente giocato il proprio ruolo, anche in maniera molto positiva, ma spesso peccando di sinergia. Oggi siamo tutti qui rappresentati. La speranza è che questo momento di conoscenza, ponga le basi per un lavoro futuro sinergico. Immagino un nostro mondo in cui l'Università formi i professionisti con un occhio attento alla situazione culturale, professionale e sociale, in cui le società culturali, SCIVAC in primis, possano seguire la crescita scientifica del professionista in sinergia con ANMVI e Università ed infine un'ANMVI stessa, che in maniera sempre più forte, rappresenti la nostra categoria di fronte alla società, rendendo esplicite sia le nostre capacità professionali che le nostre esigenze. Lavorando insieme otterremo molto e riusciremo certo a portare la veterinaria per animali da compagnia alla stessa dignità di cui gode nei paesi anglosassoni, storicamente e socialmente più evoluti in questo ambito..

Il settore è in emergenza

di Carlo Scotti, Vice Presidente ANMVI

carlo scottiL'indagine effettuata da Etameta su incarico dell'Anmvi sulle strutture per animali da compagnia va a costituire un insieme unico con l'indagine Vet 2020 realizzata da Nomisma un anno fa, sempre commissionata dalla nostra Associazione. Gli spunti di riflessione offerti dalle due indagini sono tantissimi e certamente persone più qualificate potranno leggerci molti indicatori su dove va la professione veterinaria sugli animali da compagnia. Io mi vorrei soffermare sui dati macroscopici che le due indagini ci hanno offerto.Si evidenziano infatti immediatamente alcuni parametri che sono assolutamente significativi dello stato di salute della nostra professione.

I dati Il numero dei Medici Veterinari iscritti agli ordini professionali, che nei prossimi 15 anni raddoppierà fino a raggiungere le oltre 40.000 unità, a fronte di una crescita delle possibilità occupazionali del 3% che equivale in realtà a "crescita zero". Sul totale dei Medici Veterinari oggi in attività, ben oltre la metà si dedica ad attività privata nel settore degli animali da compagnia, che, per una certa quota di Medici Veterinari è considerata una occupazione di ripiego quando non si riesce ad ottenere incarichi pubblici. Il reddito medio mensile dei professionisti che operano nel settore degli animali da compagnia che è di poco superiore al migliaio di Euro ed il volume di affari nazionale del settore che è di circa 300 milioni di euro, ovvero quanto fattura una media azienda manifatturiera. L'indagine evidenzia inoltre, ed è un dato importante, che ormai una percentuale superiore all'85% degli animali da compagnia viene sottoposto a cure mediche, quindi il margine di crescita del settore è prossimo alla saturazione. Per quanto riguarda l'organizzazione del lavoro sugli animali da compagnia l'analisi di Etameta denota come si abbia una frammentazione in strutture al di sotto dei 100 mq che rappresentano l'85% di tutte quelle esistenti in Italia e di queste circa la metà non arriva ai 50 mq di metratura. Il 90% delle strutture non ha personale dipendente e vi sono occupati una media di 1,6 veterinari. Infine un ultimo dato che va considerato è che circa il 90% delle strutture sono in attività dagli anni ottanta in poi e di queste il 70% dagli anni 90, segno infatti di una professione "giovane" dove solo il 6% di professionisti a più di 55 anni. Credo che questi dati macroscopici siano sufficienti per fare una seria analisi di dove va la professione veterinaria in generale, ma nello specifico quale futuro è riservato all'attività privatistica nel settore degli animali da compagnia. La lettura di questi dati evidenzia una crisi profonda del settore e più specificatamente: Immissione in un mercato saturo di una massa di disoccupati disposti a tutto pur di lavorare a fronte, per i prossimi 10 anni di un ricambio di professionisti del settore pari a meno di un migliaio di unità. Ovvero per uno che esce dal mercato ne entrano dieci! La redditività della professione dichiarata al di sotto della soglia di povertà, con un giro di affari globale irrisorio per qualsiasi mercato. Inoltre si nota una polverizzazione dell'attività in microstrutture incapaci di pianificare investimenti in tecnologie e aggiornamento. Se anche dovessimo considerare una quota di sommerso della professione pari al 100% i dati non modificherebbero una situazione che ormai ha del paradossale. Da un lato l'immaginario collettivo che continua a dare una visione distorta del medico veterinario che fa sì che ogni anno si abbiano circa 5000 richieste di accesso alle nostre facoltà per un mercato che sta esplodendo. Le facoltà ed i Corsi di laurea continuano a moltiplicarsi all'infinito fino ad avere raggiunto ben 14 siti, destinati peraltro ad aumentare ancora. Lo scenario che ci aspetta a breve è quello di una selezione spietata che, visto che non ha saputo farlo la Categoria, lo farà il mercato, espellendo dalla professione oltre il 40% dei Medici Veterinari del settore. Dati alla mano, non si può pensare che un professionista, dopo gli anni di formazione, sopravviva con meno di 35-40.000 € annui, è quindi matematico che su di un fatturato globale del mercato di 300 milioni di € che con il sommerso possiamo portare per assurdo anche a 500, si vede che c'è capacità occupazionale per 8/9000 professionisti. Non è ipotizzabile immaginare un raddoppio della popolazione veterinaria in un arco di tempo breve a fronte di un mercato saturo, senza che non accadano eventi drammatici e traumatici.

Correttivi immediati

A fronte dello scenario impietoso che ci presenta l'indagine Anmvi, vanno posti in essere dei correttivi immediati e drastici. Diminuzione drastica ed immediata del numero di studenti che si iscrivono a veterinaria, fino ad ipotizzare il blocco delle iscrizioni. Blocco dell'apertura di nuovi Corsi di Laurea in Medicina Veterinaria, chiusura di tutti i Corsi di laurea che non siano tenuti all'interno di strutture universitarie pensate ad hoc per la formazione di un serio professionista. Riforma dell'accesso alla professione, attraverso l'avvio di un tirocinio pratico post laurea di due anni da effettuarsi in sinergia tra attività pubblica e privata, riforma dell'Esame di Stato che diventi centralizzato quindi uguale per tutti e che selezioni in base ad un reale merito, tenendo conto anche delle richieste di mercato. Recupero delle competenze professionali del Medico Veterinario oggi erose da altre professioni e allargamento verso nuovi settori di sviluppo della nostra professione. Contemporanea incentivazione degli studenti a rivolgersi ad altri settori della professione diversi da quello degli animali da compagnia. Questi correttivi vanno apportati immediatamente. Questo non salverà da una durissima selezione, ma garantirà che nell'arco di 10 anni la professione veterinaria in generale e nello specifico quella sugli animali da compagnia possa ritrovare uno sviluppo ed una dignità degna di una professione sanitaria qualificata.

 

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