La salute animale è un diritto-dovere non ancora consolidato. ANMVI alla presentazione del V Rapporto di Legambiente: "La Legge 281 è superata: la Veterinaria sia messa al centro di nuove strategie di intervento. Su possesso responsabile e gestione degli animali Regioni e Comuni in ordine sparso. Melosi: serve un coordinamento nazionale.
Questo il messaggio del Presidente dell'ANMVI, Marco Melosi, stamattina a Roma, dove- nella sede dell'ANCI (foto)- è stato presentato il V Rapporto "Animali in città" di Legambiente. Dall'analisi non emerge un quadro più confortante di quello già messo in luce nell'analogo Rapporto dell'anno scorso. ma non mancano le proposte e le soluzioni.
"La crescente presenza di animali in città, volendoci soffermare su quelli da compagnia (anche non tradizionali)- afferma il Presidente ANMVI- è il risultato di un profondo mutamento della sensibilità sociale. Sul cane e sul gatto di casa, il proprietario e i suoi familiari fanno un grande investimento affettivo, quando non esistenziale, secondo una tendenza recente vistosamente e rapidamente affermatasi negli ultimi 25-30 anni, puntualmente monitorata dai Rapporti di Legambiente. In questo arco di tempo - mentre la medicina veterinaria ha compiuto i più importanti progressi scientifici in prevenzione, diagnostica, clinica e terapia- il legislatore non ha assecondato con lo stesso ritmo né con il medesimo sentire questa trasformazione culturale. Ne consegue una normativa, nel complesso inadeguata, che non afferma in positivo il diritto dovere alla salute degli animali, quindi alle cure veterinarie"- sostiene il Presidente Melosi.Alla base dello scenario descritto dall'ANMVI ci sono un fisco pesante, normative inadeguate e frammentarie, l'incuranza e l'incompetenza amministrativa. Ma soprattuto l'assenza di una lettura sanitaria della questione.
Per queste ragioni, "l’ANMVI insiste per l’adozione di strategie unitarie, centralizzate e coordinate, basate su un approccio sanitario-veterinario, sulla valorizzazione delle strutture veterinarie private e sul controllo della spesa pubblica".
Incuranza amministrativa- "L’incuranza amministrativa è stata, ed è ancora oggi, viatico di abusivismo professionale e quindi di maltrattamento animale, soprattutto in quei canili/rifugi dove manca la figura di un Medico Veterinario che – oltre a garantire la corretta gestione sanitaria degli animali- favorisca le adozioni, e assicuri diagnosi di medicina comportamentale scientificamente fondate nei riguardi di animali potenzialmente pericolosi per l’incolumità pubblica".
Incompetenza amministrativa- "L’incompetenza amministrativa non è di per sé una colpa. Colpevole è la sistematica trascuratezza della professionalità veterinaria nell’adozione di piani e strategie di intervento, di regolamentazione del benessere e della detenzione di animali da compagnia. Si leggono frequentemente regolamenti, bandi e ordinanze che rasentano l’abusivismo professionale, l’appalto al ribasso, il maltrattamento animale per mancanza di conoscenze professionali. E’ un fatto che le associazioni protezionistiche sono più consultate della professione medico-veterinaria, specie quando le preoccupazioni mediatico-elettorali prevalgono sulla buona amministrazione e sul cosiddetto principio “legiferare meglio”.
Fisco pesante- "L’essere senziente del citatissimo Trattato di Lisbona - fa notare l'ANMVI- è in realtà un contribuente a cui il Fisco nazionale chiede di versare l’IVA più alta della storia (il 22%) e al quale si nega una detraibilità fiscale che si dica adeguata al costo della vita. A livello amministrativo, per alcuni Comuni disposti a rinunciare ad un balzello municipale per incentivare il possesso responsabile, ve ne sono altri che lo tasserebbero volentieri".
Normativa inadeguata- "La Legge quadro 14 agosto 1991, n. 281 (Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del Randagismo) è arcaica e superata: è il paradigma dello scarto fra un astratto sentimentalismo demagogico e una gestione della popolazione animale realmente professionale, competente e quindi concretamente efficace. Dove questa Legge è fallita è stato a causa di strategie che non hanno mai messo al centro la figura del Medico Veterinario e le strutture veterinarie private".
Una questione prioritariamente sanitaria- "Gli animali in città, siano di proprietà o siano randagi, sono una questione prioritariamente sanitaria non scaricabile sul volontariato e sullo spontaneismo. E’ necessario affermare che la presenza degli animali in città (nelle case o nei rifugi/canili) ha risvolti di sanità pubblica e risvolti economici sulla collettività. Una cattiva gestione degli animali da compagnia non tutela da rischi igienico-sanitari e zoonosici, genera spesa pubblica e sprechi. Per cattiva gestione si intendano, nel privato, carenze di prevenzione veterinaria e di educazione al possesso responsabile; nel pubblico: carenze di strategie coordinate, efficaci e incentrate su obiettivi di sanità pubblica e sanità veterinaria".
ANMVI al V Rapporto di Legambiente Animali in Città
V Rapporto Animali in Città di Legambiente (versione sfogliabile)