Il Vicepresidente ANMVI Raimondo Colangeli ha svolto il 7 febbraio un'audizione in Commissione Giustizia alla Camera (video) sulle proposte di modifica al Codice penale in materia di reati contro gli animali. L'audizione si è appuntata sugli articoli di maggiore impatto per la professione veterinaria, sui quali l'Associazione ha chiesto alcune "motivate modifiche".
Non va applicato al Medico Veterinario- sostiene l'Associazione- l'articolo 5 della pdl a prima firma Brambilla che inserisce ex novo nel codice penale la colpa "per negligenza, imprudenza o imperizia o per violazione di leggi, regolamenti o altre disposizioni normative”. Lo stesso articolo introduce anche una "circostanza aggravante" se i reati contro gli animali sono commessi "nell’esercizio delle proprie funzioni professionali, pubbliche o private”. Un'ipotesi che vede la contrarietà dell'Associazione. Nella sua audizione, il Vicepresidente Colangeli ha evidenziato che sulla condotta eventualmente colposa del Medico Veterinario nell’esercizio della propria attività professionale si applicano già le norme in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie.
Lo stesso articolo della proposta di legge modifica il procedimento disciplinare ordinistico delle professioni regolamentate, con la previsione della radiazione automatica per i reati in danno agli animali. Il rappresentante di ANMVI ha chiesto il mantenimento del vigente procedimento disciplinare, "a garanzia dell'iscritto e della potestà ordinistica".
"Non si chiede alcuna impunità- ha affermato Colangeli. "La commissione dei reati contro gli animali, qualora il cittadino reo, fosse di professione un Medico Veterinario, sarebbe parimenti punibile senza eccezioni. Occorre tuttavia osservare la peculiarità della professione medico-veterinaria ed evitare norme e procedimenti penali forieri di effetti distorsivi. Un eccesso di rischio di colpa medica e di gravame penale sulla funzione veterinaria potrebbe avere- come avvenuto in campo medico- l’effetto deterrente di allontanare da compiti e incarichi e persino dalla stessa Professione, in una fase peraltro di grave carenza di Medici Veterinari". "Una eccessiva pressione sul ruolo veterinario- ha proseguito- potrebbe, a nostro fondato avviso, andare a detrimento della tutela animale, la quale non può dirsi pienamente compiuta in assenza del contributo di competenza del medico veterinario. La minaccia di uno scenario spropositatamente e irragionevolmente punitivo, privo di adeguate garanzie, potrebbe innescare gli stessi meccanismi difensivi già osservati in altre professioni medico-sanitarie".
Sull'attribuzione a "personale veterinario" di funzioni di polizia giudiziaria da parte dell'autorità sanitaria (articolo 11 della pdl) l'ANMVI ha sollecitato chiarimenti. Alla luce della formula "senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica" l'ANMVI ha fatto presente che qualora per "personale veternario" si intenda un professionista autonomo, l'incarico dovrebbe prevedere espressamente l’accettazione dell’incarico e la previsione di una remunerazione ai sensi della Legge sull’equo compenso.
La proposta di legge delinea nuovi scenari di detenzione per gli animali che subiscono il sequestro, la confisca o l’affido definitivo. Per l'ANMVI dovrebbe essere presa in considerazione la previsione di regolari visite veterinarie di sanità animale. "I centri di accoglienza e di recupero - ha spiegato Colangeli- ospitano, sovente, animali di specie molto diverse, richiedono l’attivazione di un presidio sanitario-veterinario- anche in virtù di esigenze terapeutiche- che tuttavia non risulta preso in considerazione. Si ritengono pertanto troppo generiche le indicazioni della pdl sullo stato sanitario, le esigenze di cura e le garanzie sanitarie pure presenti nell’articolato".
In chiusura, il Vicepresidente dell'ANMVI ha evidenziato che una maggiore tutela penale della professione medico veterinaria, gioverebbe a quella stessa tutela animale che la proposta di legge mira a rafforzare. "Ci riferiamo in particolare - ha spiegato - al mancato perseguimento del reato di esercizio abusivo della professione veterinaria (art 348 del Codice Penale) un reato grave e molto diffuso, ad evidente detrimento della tutela animale, della salute pubblica e della fede pubblica, ma che nella stragrande maggioranza dei casi viene sottovalutato dall’autorità preposta che ignora, derubrica o archivia la fattispecie, anche in presenza di regolare denuncia".
Nell'audizione sono stati ricordati anche i ripetuti episodi di violenza a cui è costantemente esposta la professione veterinaria, nel settore pubblico come nel privato, malgrado la Legge 113/2020 sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie. "Ciononostante- ha concluso- non sono state intraprese efficaci azioni di prevenzione e contrasto del fenomeno, a tutto detrimento della sicurezza d’esercizio professionale".
Reati contro gli animali, ANMVI in Commissione Giustizia
- Dettagli