Il Corso è organizzato dall'Università degli Studi di Milano in collaborazione con EV. Il primo incontro di sette si è aperto in forma residenziale con una lezione inaugurale del prof. Romano Marabelli.
La collaborazione tra l'Università di Milano e EV è stata inaugurata questa mattina a Palazzo Trecchi dal Corso di Perfezionamento "Sanita' e qualita' nell'allevamento della bovina da latte". Un corso "apripista" hanno spiegato gli organizzatori, che indirizzerà i discenti verso il nuovo contesto sanitario-produttivo, nazionale e globale. In platea i partecipanti ammessi al Corso a seguito del bando di immatricolazione, accolti dallo staff di EV e dalla coordinatrice, professoressa Piera Anna Maria Martino che ha descritto il percorso formativo: un ciclo di sette incontri, prevalentemente residenziali, che si concluderà ad aprile del 2023. L'organizzazione del Corso si avvale della collaborazione di Boehringer Ingelheim Italia.
Un modello di formazione- Il Comitato scientifico del corso, formato da docenti e professionisti pratici ha dato un'impronta teorico-pratica alle lezioni, coinvolgendo i settori produttivi, allevamenti e caseifici, con visite guidate. A nome dell'Ateneo, i professori Alfonso Zecconi e Luigi Bonizzi hanno evidenziato l'approccio one health che caratterizza le politiche sanitarie, produttive e ambientali e che, non a caso, connota la nuova sezione del Dipartimento universitario in cui è innestato il Corso attivato insieme a EV. "Questo corso- ha spiegato Romano Marabelli nella sua lezione inaugurale- è un esempio di come si potrebbe sviluppare in futuro la formazione, e di come si potrebbero sviluppare i rapporti tra Università e realtà operative".
"Il vuoto non esiste"- Secondo Marabelli, la complessità dell presente richiede "una maggiore correlazione tra produzione e formazione" e al tempo stesso uno sforzo di "evoluzione e di responsabilità professionale". La formazione serve a "dare risposte reali a necessità oggettive, sia a livello territoriale che internazionale". Anche traendo spunto dalle migliori esperienze all'estero. "Il vuoto non esiste" ha ammonito Marabelli, gli spazi professionali vengono rapidamente occupati e la veterinaria deve saper "cogliere gli stimoli che vengono dal mondo reale dei produttori" e farne dei "catalizzatori di risorse per il pubblico e per il privato".
La fascia di sicurezza del Pianeta- Marabelli, Consigliere della DG Woah, ha descritto il contesto internazionale e le risposte globali ad un denominatore comune: la finitezza del Pianeta Terra. Si lavora per la creazione di una "fascia di sicurezza", un 30% del Pianeta da lasciare alle specie selvatiche, che dia loro uno spazio adeguato ad evitare i problemi di convivenza con l'Uomo e a salvaguardare la biodiversità. La fascia di sicurezza, ha aggiunto, serve anche a compensare le emissioni, considerando che ai fini della sostenibilità, anche i ruminanti sono considerati specie ad impatto ecologico.
Fabbisogno e cambiamento climatico- In questo contesto di finitezza si sta esercitando la più forte pressione di sempre verso il raddoppo delle produzioni animali e del fabbisogno di proteine. "Il cambiamento climatico per alcuni Paesi può avere un impatto positivo- ha dichiarato Marabelli- in particolare per i Paesi del Nord". La Federazione Russa è emblematica di questo fenomeno: da Paese importatore di prodotti alimentari quale era negli anni Novanta-Duemila, sta diventando un Paese a forte produzione interna, "con i suoi 37milioni di terre libere che il cambiamento climatico potrebbe presto rendere produttivi". Il conflitto ha interrotto questo percorso ma non il cambiamento climatico.
Alternative eco-sostenibili- Lo sguardo alzato sul Globo svela realtà come il Sud America con un rapporto fra zootecnia e impatto sull'ecosistema più favorevole di quello misurabile nell'Unione Europea, e che per questo potrà permettersi di contenere le limitazioni alle produzioni. L'Olanda invece si è data l'orizzonte del 2026 per ridurre del 30% le sue produzioni. La Germania sta percorrendo la strada della tassazione sulle produzioni. L'Italia con le sue caratteristiche demografiche, climatiche e produttive, faticherebbe a riconoscersi in questi modelli. Il fabbisogno nazionale è più alto e la produzione non è autosuffiicente: l'Italia produce circa il 35% del proprio fabbisogno ed è costretta ad importare.
Le regole del mercato UE- La regola dei trattati europei- ha spiegato Marabelli- vuole che non si applichino ai prodotti provenienti dai Paesi Terzi requisiti più favorevoli di quelli richiesti ai prodotti dai Paesi UE. Questa tutela commerciale non si applica ai processi produttivi, con la conseguenza che i sistemi produttivi esteri- a differenza dei prodotti- possono funzionare in condizioni di maggiore favore. E' qui che si nascondono le vere insidie della concorrenza fra il mercato europeo e i mercati extra UE. Gli esempi non mancano: il Canada può macellare equini dopo un congruo periodo anche se provengono dalla filiera sportiva o dallo stato brado, mentre l'Unione Europea ha introdotto un sistema di produzione che richiede la dichiarazione di destinazione irreversibile a vita. Processi produttivi ad elevato impatto valoriale per l'Unione Europea, come il benessere animale, non sono vincolanti per il WTO, l'Organizzazione Mondiale del Commercio.
"Tutto questo richiede un pensiero scientifico"- Servono più studi, più tecnologie e più formazione per affrontare i problemi incombenti. L'Accademia dovrebbe aumentare la produzione scientifica, così da consentire, come hanno fatto altri Paesi, di supportare le scelte strategiche. In Italia sono mancati contributi scientifici all'altezza delle sfide globali, come la pandemia da Covid-19: "Il mondo veterinario non ha brillato dal punto di vista scientifico". Sulla scena scientifica mondiale l'Italia fatica ad affermarsi. Il risultato, ha concluso Marabelli, è che nel Consiglio mondiale della sanità, composto da 25 massimi esperti di cui 5 epressi dalla UE non è entrato nessun italiano.
Sanità e qualità del latte: un corso di perfezionamento
Nella foto: la platea dei corsisti in Sala Manfredi (Palazzo Trecchi), durante l'intervento di apertura del prof. Luigi Bonizzi