È condannato con il carcere chi, con comportamenti crudeli, maltratta gli animali.
È condannato con il carcere chi, con comportamenti crudeli, maltratta gli animali. L’articolo 544 ter c.p., punisce, come una delle modalità della condotta, chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona lesioni a un animale (Cass., sentenza 36715, sezione Terza penale, del 03-09-2014). Con questa massima gli ermellini hanno condannato una donna che aveva scaraventato giù per le scale, a calci, un barboncino. I fatti sono accaduti a Messina. Per i giudici c’è stato maltrattamento (C.p. art. 544 ter, 612) con crudeltà e senza necessità, ai danni dell’animale lesionato (trauma articolare). Il cane non era stato aggressivo, piuttosto c’era malanimo fra i litiganti, costoro sì aggressivi tanto da arrivare a minacciarsi pesantemente («ammazzerò il tuo cane e poi anche te»). Il veterinario che ha curato il cane ha fornito una versione dei fatti che non ha avvalorato il tentativo dei litiganti di minimizzare e archiviare l’episodio raccontando che il cane era caduto da solo, per sfuggire al trattamento igienizzante. Il trauma articolare deponeva a favore dei calci e non di una caduta, conseguente ad un trattamento «imposto con prepotenza». E non c’è stato solo il maltrattamento animale: la lesione al cane ha avvalorato la gravità della minaccia di morte e la propensione a passare dalle parole ai fatti. (Professione Veterinaria, 28/2014, p. 6)