veterinari animali compagnia

Indagine dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani

"I veterinari e gli animali da compagnia in Italia- Edizione 2011"

PROPRIETARI DI CANI E GATTI SEMPRE PIU' VIRTUOSI

8,5 milioni di famiglie passano dagli ambulatori veterinari italiani

Medici veterinari testimoni di dinamiche affettive e socio-economiche

Chi va dal veterinario è più rispettoso degli animali e delle leggi

ANMVI chiede politiche incentivanti e premianti per i proprietari

(Cremona, 13 maggio 2011) - La società italiana entra negli ambulatori veterinari, insieme a cani e gatti sempre più "sociali" e "familiari", ed evolve sotto gli occhi dei medici veterinari.

L'indagine "I veterinari e gli animali da compagnia in Italia- Edizione 2011"- sarà presentata domani da ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) in anteprima a Zoomark Bologna Fiere.

L'indagine, a quattro anni di distanza dalla precedente, accende i riflettori su uno spaccato rilevante della popolazione italiana, con dati elaborati da A. Cassinari Research & Consulting e da Kronos Ricerche di Mercato, in collaborazione con ASSALCO (Associazione Nazionale Imprese per l'Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia) e con la Società Italiana di Management Veterinario (SIMV).

I proprietari di animali da compagnia, oltre dieci milioni di famiglie, sono un indicatore socio-demografico in grado di riflettere le esigenze e i comportamenti emergenti di una fetta consistente della società italiana.

E i medici veterinari del settore, quindicimila professionisti con 6700 strutture, non sono più soltanto i garanti della salute animale, ma sono diventati i testimoni di dinamiche socio-economiche, meritevoli di interesse per politici, sociologi, giornalisti e addetti ai lavori.

Nel 2010 le famiglie che non hanno portato il loro animale dal veterinario sono il 15%, questo significa che nel 2010 le famiglie passate dal veterinario sono almeno 8,5 milioni.

Chi è il proprietario che esce dall'indagine? Una proprietaria

Negli ambulatori veterinari entra prevalentemente un proprietario donna, fra i 45 e i 55 anni, ha un cane, appartiene ad un nucleo familiare di due persone, ha una occupazione professionale da lavoro dipendente e un grado di istruzione al di sotto della laurea. Per la qualità delle prestazioni è disposta a spendere, senza mai perdere di vista l'importanza di una relazione fiduciaria, una relazione tendenzialmente coltivata dal proprietario-donna.

Il medico veterinario è un medico "di famiglia"

Il medico veterinario è un consulente per tutti gli aspetti del rapporto uomo-animale, un professionista di fiducia, dal quale ci si reca più di due volte all'anno, che non si cambia tanto facilmente. Quando il rapporto di fiducia è consolidato, si ricorre al medico veterinario anche per le scelte extra-sanitarie (viaggi, alimentazione, educazione, comportamento in ambiente familiare, ecc.) e per gli acquisti, soprattutto farmaci, diete e antiparassitari, che i proprietari sarebbero propensi a fare direttamente dal veterinario.

Il veterinario di fiducia batte Internet

All'interno del rapporto fiduciario, le indicazioni del medico veterinario sono sempre rispettate. E in questo caso, la relazione diretta batte internet. I proprietari di animali navigano su Internet, ma non cercano conferme, solo informazioni che tendono poi a verificare personalmente con il loro veterinario.

Mantenere la fiducia del proprietario: la relazione pesa più della tariffa

Se il contatto con il medico veterinario può nascere da casualità (passaparola, vicinanza territoriale, conoscenza) per consolidarsi il rapporto deve diventare fiduciario. E deve mantenersi tale: il medico veterinario è costantemente sottoposto ad un esame critico, specie da parte dei proprietari più istruiti e assidui.

A determinare la scelta non è la spesa: il proprietario si aspetta che il medico veterinario sia un amante degli animali (sfera dei valori), un professionista competente (sfera professionale) e disponibile (sfera relazionale).

Si apprezza lo sviluppo delle certificazioni di qualità, si cerca il comfort della struttura (accoglienza, pulizia), si fa molta attenzione al modo in cui viene trattato l'animale. La facilità di accesso (viabilità/parcheggio) è più importante delle tariffe. Chi cambia veterinario non lo fa per ragioni di spesa, ma per comodità o per difficoltà relazionale (scarsa disponibilità da parte del medico veterinario), anche se ci si aspetta una proporzione fra standard di qualità e costo.

Chi va dal veterinario è più rispettoso degli obblighi di legge

Il proprietario che va regolarmente dal veterinario è più attento all'assolvimento degli obblighi di legge. E' evidente, ad esempio, che la presenza di un professionista di fiducia favorisce la messa in atto di comportamenti rispettosi delle norme in materia di identificazione obbligatoria e di registrazione in anagrafe canina. E anche la messa in atto di comportamenti virtuosi di prevenzione volontaria come l'identificazione del gatto e la sua registrazione volontaria in Anagrafe nazionale felina. Specie fra i più giovani. Altrettanto vale per il controllo della riproduzione indesiderata (sterilizzazione).

Chi va dal veterinario è più attento al benessere dell'animale

La presenza di un professionista di fiducia aumenta la predisposizione a scelte di benessere, in particolare alla scelta di un'alimentazione mirata alle caratteristiche e alle esigenze dell'animale, nella consapevolezza che la nutrizione rappresenta un fattore determinante nella prevenzione di importanti patologie.

Premiare i proprietari virtuosi: defiscalizzare

E' questa la fascia sociale numericamente più consistente, quella che rispetta le leggi e gli animali e che andrebbe aiutata con l'introduzione di misure premianti e incentivanti come la detrazione fiscale delle spese veterinarie, la riduzione dell'IVA sull'alimentazione animale e la defiscalizzazione delle prestazioni medico-veterinarie, le uniche cure mediche assoggettate ad imposta in quanto non rivolte alla persona. Un abbattimento del peso fiscale potrebbe inizialmente attuarsi sulle prestazioni obbligatorie di legge (identificazione animale) e di prevenzione veterinaria con risvolti di sanità pubblica (sterilizzazioni, profilassi obbligatorie, profilassi di malattie ad elevato rischio zoonosico).

Il paradosso: più animali più disimpegno

Chi ha un gatto va meno dal veterinario e paradossalmente chi ha più animali rivela un maggiore disimpegno rispetto alle esigenze di assistenza medica del proprio animale, non ha un medico veterinario di riferimento, ma ricorre a strutture occasionali e non stabili. L'introduzione di misure fiscali incentivanti potrebbe concorrere a sanare questo paradosso culturale.

Animali in regalo: il proprietario anziano

L'animale entra in famiglia prevalentemente come regalo, a seguire l'adozione e infine l'acquisto diretto, presso privati negozi o allevamenti. Ad incidere sull'acquisto è la presenza di bambini in età (al di sopra dei 12 anni) più consapevole per formulare una domanda d'acquisto.

Il gesto del dono è ancora molto diffuso specie al Sud e nei confronti di persone anziane, in pensione e che vivono sole. Si conferma la valenza socio-affettiva dell'animale da compagnia per la popolazione anziana, ma anche il consolidarsi della figura di un proprietario "fragile" sotto molti punti di vista.

Il proprietario anziano può avere maggiori difficoltà a garantire forme d'assistenza medico-veterinaria continuativa, per difficoltà economiche, ma anche per un diverso approccio culturale verso il benessere animale o per ragioni oggettive di mobilità. Il proprietario anziano sollecita una riflessione anche sulle proposte di assistenza veterinaria agevolata per le fasce deboli, a ridotta capacità di reddito.

Adozioni dai canili: mancano strategie e incentivi

Il secondo canale d'ingresso è l'adozione (40,7% del campione), soprattutto l'adozione "accidentale" a seguito di ritrovamento casuale dell'animale vagante (74%). Dall'indagine emerge che si va ancora troppo poco al canile per un'adozione consapevole, i pochi che lo fanno sono aspiranti proprietari giovani e con un livello di istruzione di secondo grado.

E' evidente la necessità di incentivare le adozioni consapevoli dai canili, attraverso la presenza costante di un medico veterinario di riferimento, possibilmente un esperto in medicina comportamentale in grado di aiutare la scelta dell'adozione.

E mancano campagne di informazione e di sensibilizzazione all'adozione da parte delle istituzioni pubbliche in collaborazione con le associazioni veterinarie e del volontariato. L'adozione consapevole rappresenterebbe, se adeguatamente incentivata, anche con interventi di defiscalizzazione, una importante riposta al randagismo.

Presentazione a cura di:

Dott. Antonio Manfredi, Direttore ANMVI
Dott. Marco Viotti, Presidente SIMV

Ufficio Stampa ANMVI

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Allegati

pdfINDAGINE ANMVI: I veterinari e gli animali da compagnia