VAT euLa crisi socio-economica imprime una accelerazione sulla riforma del fisco. L'imposta sul Valore Aggiunto potrebbe essere ridotta in tutti gli Stati Membri. Il Mef presenta al Parlamento i pro e i contro degli scenari possibili e spiega la sua prudenza sulle aliquote ridotte. Ipotizzabile una aliquota intermedia fra l'ordinaria (22%) e la super ridotta (4%). Ma bisogna aspettare le mosse di Bruxelles. Intanto, l'Unione dei Veterinari Europei consulta le organizzazioni veterinarie nazionali.

La riforma del fisco entra nel vivo sia in Italia che in Europa. Con l'audizione parlamentare (qui il video) di Fabrizia Lapecorella, direttrice del Dipartimento delle finanze del MEF, ha iniziato a prendere forma la riforma della tassazione sui consumi, vale a dire dell'IVA.  "Potrebbe essere considerata la revisione delle attuali aliquote IVA" - ha riferito alle Commissioni riunite di Camera e Senato-  prospettando due direzioni: 1) la revisione del numero delle aliquote (due contro le attuali quattro); 2) la revisione dei beni e dei servizi da assoggettare ad aliquota ridotta.

La scelta fra le due opzioni dipenderà dalle conseguenze sull'Erario nazionale ma anche dalla concomitante riforma della Direttiva IVA a livello unionale. È infatti all'esame del Consiglio Europeo la proposta di direttiva (COM 2018/020 ) il cui fulcro riguarda proprio le tre aliquote ridotte (4%, 5% e 10%). Se ne parla dal 2018.

Effetti sociali, sui prezzi e sulle dinamiche di mercato- In Italia, "la riduzione del numero delle aliquote Iva e l’applicazione delle aliquote ridotte solo per categorie di beni e servizi limitate e chiaramente definite favorirebbe la corretta applicazione dell’imposta- ha detto la Direttrice Lapecorella. Oltre agli effetti sul gettito fiscale, andranno valutati anche quelli sui prezzi al consumo che a loro volta  influenzano la dinamica del mercato. Come procedere? "Sarebbe opportuno tener conto anche delle finalità sociali"- ha detto Lapecorella-  "e valutare l’impatto sui destinatari" su cui  gravano imposte ed aumenti. In altre parole, la rimodulazione delle aliquote di per sè non è garanzia di risparmio per i cittadini e di rilancio dei consumi e dei mercati.
"Analizzando l’incidenza dell’Iva sul reddito delle famiglie prima e dopo l’applicazione della riforma, sarebbe auspicabile osservare una maggiore diminuzione dell’incidenza per le famiglie con minore reddito disponibile equivalente"- ha dichiarato.

Libertà di manovra nazionale- In tutti i casi "una maggiore libertà di manovra nella applicazione delle aliquote Iva, potrebbe essere riconosciuta agli Stati membri qualora venisse approvata la proposta di direttiva di revisione delle aliquote Iva, attualmente in discussione". I Ministri delle Finanze degli Stati Membri stanno valutando di consentire agli Stati una maggiore flessibilità nella individuazione dei beni da assoggettare ad aliquote ridotte.

Le aliquote secondo la UE-  La discussione dei Ministri delle Finanze ruota a attorno alle seguenti ipotesi: 
-aliquote ridotte: due aliquote ridotte non inferiori al 5 per cento; oppure una aliquota inferiore a tale percentuale o una esenzione con diritto a detrazione dell’Iva.
-aliquota ordinaria: resta fissata ad una percentuale non inferiore al 15 per cento;
-aliquota media ponderata sulle operazioni per le quali l’Iva non può essere detratta (dal 12 per cento%)
Sul tavolo del Consiglio Europeo c'è anche  una modifica in senso estensivo dell’attuale Allegato III della Direttiva Iva, che contiene l’elenco dei beni e servizi che possono essere assoggettati ad aliquote ridotte.

Le perplessità del MEF sulle aliquote ridotte-  Le aliquote Iva ridotte sono quelle che fanno più discutere. Lapecorella ha spiegato perchè: "Vengono spesso implementate per perseguire obiettivi redistributivi o per stimolare il consumo di alcuni beni. È dimostrato che esse siano utili nel promuovere la progressività ma, allo stesso tempo, non possono essere considerate lo strumento principale per supportare le famiglie meno abbienti, poiché altre misure (ad esempio, i trasferimenti diretti alle famiglie) sono più efficaci nel raggiungere obiettivi di equità".  Inoltre, "le aliquote Iva ridotte possonoincentivare il consumo di beni meritori, ma devono essere disegnate considerando l’effetto indesiderato di avvantaggiare le famiglie con redditi più elevati rispetto a quelle meno abbienti".

Due sole aliquote secondo il MEF-  Un’ipotesi di riforma potrebbe essere quella di prevedere una rimodulazione delle aliquote Iva e il passaggio a due aliquote:
- un’aliquota ridotta, intermedia tra il 5% e il 10%, da applicare a beni di prima necessità, tra cui i beni alimentari;
- un’aliquota ordinaria, eventualmente ridotta di uno o due punti rispetto a quella del 22% attualmente in vigore.

Effetti di una aliquota intermedia fra il 5% e  il 10%-
  "I beni attualmente assoggettati all’aliquote del 4%, del 5% e del 10% incidono maggiormente sul reddito delle famiglie economicamente più povere rispetto a quelle più ricche"- ha spiegato. "Occorre tenere in considerazione che solamente alcuni prodotti alimentari beneficiano dell’aliquota del 4% (frutta, verdura, pane, pasta, latte), mentre alla maggior parte di essi (uova, pesce, carne, salumi, formaggi) è applicata l’aliquota del 10%. Per molti altri beni di prima necessità, tra cui alcune tipologie di farmaci o le utenze domestiche, è prevista l’aliquota del 10%".
"Sebbene la proposta di uniformare le attuali aliquote ridotta (10%) e super ridotta (4%), prevedendo un’aliquota intermedia, comporti un aumento dell’imposta per i beni assoggettati al 4%, tale aumento sarebbe compensato dalla riduzione dell’aliquota del 10% e, eventualmente, dalla riduzione dell’aliquota ordinaria".

Garanzie attese- In ogni caso, ha concluso la Direttrice del Dipartimento delle Finanze, un intervento di riforma dovrebbe garantire:
1. una razionalizzazione delle agevolazioni fiscali legate alle aliquote ridotte attualmente in vigore;
2. una riduzione delle fattispecie di evasione
3. un effetto redistributivo, per ridurre l’incidenza dell’Iva sul reddito delle famiglie, soprattutto per quelle più vulnerabili;
4. una semplificazione e la riduzione dei costi di adempimento e consulenza per i soggetti Iva.

Iniziativa della UEVP- Nel contesto della riforma della Direttiva IVA l'Unione dei Veterinari Pratici Europei ha avviato una consultazione fra le organizzazioni veterinarie nazionali. Alla consultazione partecipa l'ANMVI in rappresentanza dei liberi professionisti italiani che ha chiesto di porre la questione all'ordine del giorno dell'assemblea generale di maggio. La proposta dell'ANMVI per una iniziativa congiunta della veterinaria europea risale al 2014.


Indagine conoscitiva sulla riforma dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario.

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