In vigore l'equo compenso obbligatorio per la PA

 equo compenso orizzE' in vigore la norma sull'equo compenso: d'ora in poi le Pubbliche Amministrazioni dovranno tenerne conto nel conferire incarichi ai professionisti. Ma la norma non convince tutti. Medici Veterinari tra le professioni dotate di "decreto-parametri".

Con la conversione in legge dello Stato del Decreto fiscale, la norma sull'equo compenso, approda alla Gazzetta Ufficiale ed entra in vigore. La norma- prevista dall'articolo 19 quaterdecies (Introduzione dell'articolo 13-bis della legge 31 dicembre 2012, n. 247, in materia di equo compenso per le prestazioni professionali degli avvocati) si applica a tutte le professioni, sia a quelle ordinistiche sia a quelle "non regolamentate".

Le disposizioni sull'equo compenso si applicano, "in quanto compatibili", anche alle prestazioni rese dai Medici Veterinari, i cui parametri sono definiti da apposito decreto ministeriale, adottato ai sensi della Riforma delle Professioni del Governo Monti (articolo 9 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27).

La Legge 4 dicembre 2017, n. 172 entra in vigore oggi. La norma sull'equo compenso prevede che la pubblica amministrazione - in attuazione dei principi di trasparenza, buon andamento ed efficacia delle proprie attivita' -  garantisca il principio dell'equo compenso in relazione alle prestazioni rese dai professionisti in esecuzione di incarichi conferiti "dopo" l'entrata in vigore della norma.

La norma suscita scontento in alcune professioni, specie quelle tecniche colpite dalla sentenza del Consiglio di Stato, che ha legittimato il compenso gratuito ai professionisti per ragioni di contenimento della spesa pubblica. Per questo, dicono alcune professioni- agronomi e agrotecnici in testa- la norma sull'equo compenso contraddice il criterio che possa realizzarsi  "senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica". Inoltre, la sentenza di Palazzo Spada si esprimeva in riferimento a leggi, ad esempio il Codice degli Appalti, sulle quali la norma dell'equo compenso non pare idonea ad incidere.

Altro elemento di perplessità è dato dalla diffusa assenza di parametri di liquidazione giudiziale dei compensi, il riferimento normativo a cui le pubbliche amministrazioni dovranno agganciarsi per determinare l'equità del compenso, pena la nullità della pattuizione. Una lacuna giuridica che però non riguarda la professione veterinaria, il cui "decreto parametri" è stato infatti varato a luglio del 2016.

Infine, come rilevato dallo stesso Legislatore in fase di approvazione parlamentare, la norma è incardinata nell'ordinamento forense ed è circoscritta a quelli che l'Antitrust ha poi chiamato "i clienti forti": le imprese, le banche e le assicurazioni. L'espressa esclusione delle micro, piccole e medie imprese, non consente di considerare il principio dell'equo compenso universalmente applicabile a tutte le fattispecie di committenti del professionista.