LA RADIOLOGIA VETERINARIA EQUIPARATA A QUELLA INDUSTRIALE. 

Interrogati i Ministri Speranza (Salute) e Giorgetti (Mise). 

Il decreto Milleproroghe non ha salvato i Medici Veterinari dall'abnorme recepemineto della Direttiva Euratom che equipara una radiografia all'animale ad un radiogeno industriale. Il Governo si è detto contrario all'emendamento poposto dall'On. Francesca Flati (M5S) che avrebbe rinviato gli adempimenti veterinari fino all'adozione di una linea guida proporzionata all'effettivo rischio di esposizione. Impossibile ripresentarlo in Senato come avrebbe auspicato l'Anmvi che dell'emendameno si era fatta promotrice. Il Milleproproghe è infatti diventato inemendabile dopo la questione di fiducia posta dal Governo. In vista di un nuovo percorso legislativo dove ritentare l'azione, una interrogazione della Senatrice Caterina Biti (PD) chiede a Ministri della Salute e dello Sviluppo Economico, iniziative per includere i Medici Veterinari tra i soggetti "esentati" dagli obblighi di registrazione delle sorgenti radiogene previsti dall'articolo 48 del Decreto lgislativo n. 101 del 2020 (recepimento della Direttiva Euratom). In realtà, l'articolo 48 impone la registrazione di tutte le sorgenti radiogene nel Sistema STRIMS. 

Tuttavia, per le professioni sanitarie mediche l'obbligo non diventerà stringente prima dell'adozione di un Accordo Stato Regione. Con il Milleproproghe approvato dalla Camera, l'adozione di questo accordo è stata rimandata al 2023, grazie ad un emendamento dell'On Nicola Stumpo (LEU). Il rinvio per gli odontoiatri, come per i medici veterinari, era prodromico ad una rivisitazione degli adempimenti imposti dal recepimento della Direttiva Euratom. La Senatrice Biti parla di "disparità di trattamento". Il recepimento nazionale carica il settore veterinario di incombenze sovradimensionate rispetto al grado di rischio e non colloga la professione veterinaria tra le professioni sanitarie. "Questa differenziazione relativa agli obblighi sull'utilizzo di sorgenti di radiazioni nel caso dell'uomo e nel caso degli animali - osserva - non risponde alla ratio sottesa alle norme in materia di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti, ratio che è rivolta alla tutela dei professionisti sanitari che svolgono l'esame radiologico a prescindere dalla specie a cui appartiene il paziente. Viceversa, nel caso di utilizzo da parte dei medici veterinari, non vi è questa tutela, verosimilmente perchè il legislatore si è focalizzato sul destinatario (animale) della diagnosi". 

Per i Medici Veterinari - che sono stati ricompresi fra le professioni sanitarie dal recepimento Euratom - la data della registrazione obbligatoria delle sorgenti radiogene nello Strims è già scaduta, divenendo improrogabile. Questa la ragione tecnicamente plausibile dell'emendamento Flati (M5S), nonostante fosse tra gli emendamenti ammessi e segnalati nelle Commissioni di merito fra quelli da approvare. 

Secondo l'ANMVI - che aveva promosso l'emendamento - gli obblighi imposti dal recepimento nazionale non rispondono ai criteri di proporzionalità e di semplificazione alla base della Direttiva Euratom. L'obiettivo dell'emendamento era di riportare alla dimensione veterinaria la nuova normativa. Il recepimento nazionale - grava di nuova burocrazia digitale i professionisti costringendo a registrare nel Sistema Strims dati già in possesso della Pubblica Amministrazione e sui quali viene versata una tassa annuale per infortuni commisurata ad un grado di rischio valutato dall'INAIL come "basso". 

La maggior parte dei medici veterinari possiede ed utilizza un dispositivo a raggi X, mobile o fisso, per l'analisi delle patologie animali - osserva la Senatrice Biti. "Il dispositivo mobile si rende necessario ogni qualvolta il veterinario si rechi in un luogo distante dalla struttura per effettuare un intervento urgente e tutte le volte che risulta essere logisticamente molto complesso o impossibile spostare l'animale, per le dimensioni o per lo stato di salute dello stesso". 

Adesso la questione si ripropone in Senato. la parlamentare veterinaria Biti attende di sapere dai Ministri della Salute e dello Sviluppo Economico quali iniziative intendano adottare al fine di sanare questo vulnus legislativo e di valutar l'impatto di tali misure sulla professione del medico veterinario. 

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