Bene la riforma costituzionale: la sanità veterinaria richiede certezza del diritto e un coordinamento centrale più forte

(Cremona 13 marzo 2014)- La riforma del Titolo V della Costituzione Italiana dovrà essere una occasione per rimodulare i rapporti fra Stato e Regioni anche in materia di sanità veterinaria, ovvero di salute pubblica e sicurezza alimentare.

Per come è scritta oggi, questa parte della Costituzione affida la Salute al Centro e l'organizzazione sanitaria alle Regioni in maniera non adeguatamente disciplinata, con il risultato di avere esasperato la moltiplicazione degli interventi, la vanificazione degli indirizzi del Ministero della Salute, spesso mal recepiti o recepiti in maniera disomogenea a contradditoria nei 21 sistemi regionali. Per non parlare di Regioni che si comportano come se fossero "repubbliche autonome della veterinaria".

Due esempi su tutti: le linee di indirizzo sulla riorganizzazione dei Dipartimenti di Prevenzione dell'allora Ministro Balduzzi sono state tradotte in maniera più che fantasiosa da varie Regioni, non senza impugnazioni davanti al TAR.

E poi l'anagrafe degli animali d'affezione: uno strumento di contabilità sanitaria, reso inefficace e inefficiente dalla presenza di 21 data base regionali che non dialogano fra loro, con altrettante previsioni di inutili spese di informatizzazione, in luogo di una sola anagrafe ministeriale, come una buona Agenda digitale dovrebbe richiedere.

Purtroppo il ricorso eccessivo agli Accordi Stato Regioni si ritrova anche nel DDL Lorenzin, con il risultato che molte misure di sanità animale e di sicurezza veterinaria saranno polverizzate in 21 Amministrazioni, comprese quelle commissariate o inefficienti. Serve una inversione di rotta, che restituisca al Ministero della Salute un ruolo decisionale più forte e ai medici veterinari ( e ai cittadini) la certezza del diritto.

Ufficio Stampa ANMVI
Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani
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pdfCOMUNICATO STAMPA 13 MARZO 2014