AUMENTO IVA
ANMVI al Ministro Saccomanni: le cure veterinarie non sono consumi

Ricollocarle nella fascia agevolata come i medicinali. Aliquota ai massimi storici. Esentare quelle obbligatorie e indispensabili per la tutela della sanità pubblica

(Cremona, 18 settembre 2013) - Le cure veterinarie non rientrano nei consumi, ma nella prevenzione per la sanità animale e la tutela della salute pubblica. Invece, per un'assurda logica fiscale la medicina veterinaria è tassata come bene voluttuario.

Lo ricorda l'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani in una nota al Ministro delle Finanze Fabrizio Saccomanni in cui chiede di riposizionare l'imposta sul valore aggiunto che grava sulle prestazioni veterinarie collocando queste ultime, almeno, nella fascia intermedia dell'aliquota agevolata al 10 per cento, la stessa dei medicinali. Andrebbero invece del tutto esentate da IVA le prestazioni che costituiscono obbligo di legge (es. microchip, antirabbica, ecc.) e quelle essenziali (profilassi per le zoonosi) che tutelano la salute pubblica.

L'IVA sulle cure veterinarie non produce maggiori entrate, ma costi per la collettività e per le pubbliche finanze. Se le cure veterinarie continueranno a gravare fiscalmente sui cittadini quanto i beni di lusso voluttuari, ci saranno altre conseguenze di spesa pubblica in termini di randagismo e sovraffollamento dei canili e dei gattili.

Ufficio Stampa ANMVI
0372/40.35.47

pdfCOMUNICATO STAMPA 18 SETTEMBRE 2013