Raimondo Colangeli, Presidente SISCA: Il cane di famiglia ci guarda.
Se vede comportamenti aggressivi li adotterà.
Se il proprietario urla, abbaierà di più.
Ecco perché il cane di casa può anche svolgere una “funzione educativa”

(Cremona, 19 febbraio 2009)  “L'ultimo studio dei ricercatori veterinari dell'Universita' della Pennsylvania sul comportamento del cane dà un ulteriore fondamento scientifico alla responsabilizzazione del proprietario dell’animale da compagnia e alla prevenzione dei comportamenti aggressivi attraverso il controllo dei comportamenti dell’uomo”. Raimondo Colangeli, Presidente della Società Italiana di Scienze comportamentali applicate (SISCA-società federata ANMVI)- commenta la ricerca pubblicata su Applied Animal Behaviour Science per ribadire l’importanza di non tenere comportamenti aggressivi con il proprio cane e in un certo senso per guardare al cane come ad un “educatore” per migliorare le relazioni sociali-familiari.

“Se - spiega Colangeli- la visione dell’uomo è ancora quella del “cane automa” allora la comunicazione da parte dell’uomo tende a diventare assertiva e coercitiva e dunque foriera di problemi”. Non bisogna dimenticare che il cane entra a far parte del gruppo sociale familiare è un acuto osservatore delle interazioni degli elementi del gruppo, acquisisce e fa proprio lo stile comunicativo: se si alza la voce si dovrà abbaiare, se avvengono conflitti o competizioni basati su scontri fisici all’interno del gruppo familiare, il cane si adeguerà mettendo in atto comportamenti di aggressione per comunicare. Inoltre, la comunicazione basata sulla punizione di comportamenti indesiderati è spesso una punizione ansiogena in quanto esagerata, fuori contesto (le punizioni a posteriori) o etologicamente inaccettabile per il cane; ciò è la causa dell’installarsi di stati psicopatologici quali le fobie e l’ansia, che possono presentare nella loro sintomatologia un comportamento di aggressione.

“I medici veterinari comportamentalisti della Sisca- conclude Colangeli- incoraggiano il cambiamento culturale che è in atto nella società e che il Legislatore sta finalmente facendo proprio: responsabilizzare il proprietario ad acquisire un cane nel ruolo di “pet”, animale da compagnia, dove viene rispettata la sua alterità e favorite le sue potenzialità cognitive, allontanando la deriva antropoformizzante che spesso caratterizza la relazione. Punto fondamentale è la corretta socializzazione del cane: la relazione con lui deve essere di collaborazione e non deve basarsi su un’obsoleta teoria di agonismo, asimmetricità basata su dominanza e sottomissione. È solo in questo modo che diminuiremo gli incidenti legati a comportamenti di aggressione da parte dei cani nei confronti delle persone”.

Ufficio Stampa ANMVI 
Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani 
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pdfCOMUNICATO STAMPA 19 FEBBRAIO 2009