Il Ministero della Salute attivi un tavolo urgente di coordinamento con le strutture veterinarie private. 
Scotti ( ANMVI): eccesso di delega alle amministrazioni territoriali e poca trasparenza sull'uso di fondi pubblici.

(Cremona, 16 marzo 2009) - Sulla tragedia di Modica in provincia di Ragusa, dove un branco di cani randagi ha aggredito a morte un bambino di 10 anni e ferito un altro bambino di 9 anni e un adulto, l'ANMVI dichiara che "il randagismo è una emergenza nazionale".

"Un'altra tragedia che si poteva evitare- commenta Carlo Scotti dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani - se solo si affrontasse di petto il problema, organizzando un piano di interventi sistematico e uniforme sul territorio. Oggi la gestione della popolazione canina è affidata alla buona volontà dei Comuni quando non all'improvvisazione. E' urgente che il Ministero della Salute aggiunge Scotti prenda in mano la situazione e attivi al più presto un coordinamento di interventi basato sulla nostra proposta: le strutture veterinarie private sono pronte e aspettano di essere coinvolte costruendo una rete di intervento operativo su tutto il territorio nazionale".

"Il randagismo continua Scotti- soffre di un eccesso di delega alle amministrazioni territoriali al quale si può rimediare solo con una linea guida gestionale uniforme che coinvolga tutti gli attori della prevenzione veterinaria e del controllo della popolazione canina in una progettualità omogenea: troppe amministrazioni improvvisano piani di controllo della popolazione e di prevenzione del randagismo rivelando una totale assenza progettuale".

L'Associazione si appella innanzitutto al Sottosegretario Francesca Martini che oltre a quella veterinaria ha la delega ministeriale alla gestione del Fondo sanitario nazionale.

"Proprio, in Regioni interessate da piani di rientro e dal contenimento della spesa- dichiara Scotti- assistiamo alla più fantasiosa attuazione delle norme contro il randagismo, in quelle più virtuose non c'è sempre la dovuta trasparenza sulla destinazione delle risorse stanziate dallo Stato per le sterilizzazioni, il controllo della popolazione animale, canina e felina, l'efficiente attuazione dell'anagrafe canina, un piano di gestione dei canili che consideri il randagismo un fenomeno a termine e favorisca le adozioni. E invece assistiamo a inspiegabili trasferimenti da una regione all'altra di randagi in cerca di rifugi e ad altrettanto inspiegabili proliferazioni di animali vaganti sul territorio. E' ora di fare chiarezza: sul riparto del Fondo sanitario nazionale e sulla filiera che va dallo stanziamento in Finanziaria fino alla spesa nelle amministrazioni. Sprechi e distrazioni di fondi non si contano più".

E c'è soprattutto un problema di sanità pubblica conclude Scotti- che come medici veterinari non possiamo più ignorare. Mentre si consumano tragedie, si moltiplicano le inefficienze e si sperperano i fondi, la politica perde tempo in dibattiti demagogici e non vuole accorgersi che dai veterinari arrivano le soluzioni concrete e a costo zero. Il randagismo va affrontato per quello che è, un fenomeno centrale per la salute e la sicurezza dei cittadini, senza demagogiche proposte di servizio veterinario mutualistico che si sa bene che la nostra economia non è in grado di sopportare e che perpetuerebbero solo situazioni fallimentari".

Ufficio Stampa ANMVI

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pdfCOMUNICATO STAMPA 16 MARZO 2009