L'80% delle aggressioni avviene in ambito domestico. Servono più cultura e più educazione al rapporto con l'animale. Il cane non è un'icona come Rex.

(Cremona, 6 febbraio 2007) - Il recente episodio di aggressione accaduto a Belgirate (Verbania) ai danni di una bambina di 11 anni da parte di un cane Corso all’interno della proprietà dimostra come il problema della pericolosità sia molto differente rispetto a quanto decretato dalla recente Ordinanza del ministro Livia Turco.

Lo sostiene Roberto Marchesini, Presidente della SISCA ( Società Italiana  di Scienze Comportamantali Applicate- federata ANMVI), che spiega: “ Innanzitutto il cane in questione non appartiene a una delle razze presenti nel famigerato elenco dei “cattivi”, in secondo luogo l’incidente è avvenuto nel parco di una villa”.

Il profilo comportamentale di un cane dipende dall’esperienza avuta: ossia dal modo in cui è stato allevato, dall’educazione ricevuta dall’uomo, dal tipo di relazione instaurata in famiglia: “Occorre pertanto fare informazione affinché il cane dall’allevamento alla casa sia gestito e condotto in modo tale da favorire la sua prosocialità ovvero la sua capacità di integrazione positiva nella relazione con l’uomo. Sono poche regole di base, non occorre diventare etologi, che se attuate potrebbero diminuire in modo esponenziale gli incidenti”.

Il suggerimento per diminuire il problema è quello di attuare di prassi la visita  comportamentale , dall’altra attivare delle regole di base nell’allevamento e nell’educazione del cane.

“ Spesso- prosegue il presidente SISCA-  si lascia intendere che il rapporto con il cane sia intuitivo e si insiste su relazioni bucoliche che magicamente raggiungono la perfezione: la realtà è un’altra. Mentre la società rurale sapeva relazionarsi con gli animali, non è così per la nostra cultura contemporanea dove il cane è un’icona, dove Rex è più reale del pastore tedesco. C’è un’urgenza: quella di educare i ragazzi a interagire in modo corretto con il cane, sia all’interno delle mura domestiche che all’esterno”.

Un aspetto primario è la socializzazione del cane, vale a dire dargli un gran numero di opportunità di relazione, esattamente il contrario di quello che l’Ordinanza dispone con l’obbligo del guinzaglio e museruola. Inoltre,  "non dobbiamo dimenticare che circa l’80% degli incidenti avviene in casa, spesso coinvolgendo proprio i bambini, e questo per mancanza di informazioni". Da molti anni i veterinari dell'ANMVI che si occupano di comportamento sottolineano come il problema aggressioni vada affrontato in modo articolato e preciso e non con indicazioni generiche e demagogiche. “ Va ribadito -  afferma Marchesini- che non esistono razze potenzialmente pericolose ma soggetti che possono essere tali: per cui esiste il cane di razza  Rottweiler così mansueto da essere abilitato a fare pet therapy con bambini disabili e, viceversa, vi può essere un soggetto appartenente ad altre razze che presenta un profilo di alta pericolosità. Pertanto per diminuire il rischio occorre incentivare le visite comportamentali, indispensabili come gli interventi di prevenzione vaccinale.

Ma non dobbiamo nemmeno dimenticare - conclude Marchesini- che ci sono anche gli imbecilli che vogliono il cane aggressivo, e per arrivare a questo risultato lo addestrano all’attacco, gli impediscono di socializzare, lo incattiviscono a suon di maltrattamenti, lo tengono costantemente in un box o alla catena. Attenzione quindi, perché esistono anche persone potenzialmente pericolose che usano il cane come se fosse un’arma!

Ufficio Stampa ANMVI

0372/40.35.37

pdfCOMUNICATO STAMPA 06 FEBBRAIO 2007