COMUNICATI STAMPA

(Cremona, 30 gennaio 2007) - E' vero che in Italia i proprietari di animali da compagnia vanno poco dal veterinario rispetto ad altri paesi europei, dove c'è una cultura animalista più avanzata. L'indagine dell'Eurispes, i cui dati di sintesi sono stati diffusi in questi giorni,  evidenzia correttamente che il  15% dei cani e dei gatti italiani probabilmente non vedrà mai in tutta la vita un veterinario.

Ad avvalorare il dato EURISPES è l'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani - ANMVI- che da anni è impegnata in iniziative di sensibilizzazione del pubblico dei proprietari nei confronti della prevenzione veterinaria e del diritto alla salute e al benessere animale.

Secondo l'ANMVI ad essere penalizzati sono  più i gatti dei cani. Verso questi ultimi infatti si registra da sempre una maggiore propensione verso le cure veterinarie, anche se il gatto è sempre più presente nelle case degli  italiani, specie nelle aree urbane: sono  7,5 milioni i gatti di famiglia, mezzo milione in più dei cani.

Ma le ragioni di questa scarsa propensione alla prevenzione e alla sanità veterinaria non sono solo culturali: "Se il proprietario italiano va meno dal veterinario - dichiara Carlo Scotti Presidente ANMVI- dipende anche dal fatto che per il Fisco avere un animale da compagnia è un lusso. Si continua a parlare dell'importanza del rapporto uomo-animale, della tutela degli animali e molto poco del loro diritto alla salute. Intanto, si continua ad applicare sulle prestazioni veterinarie e sul pet food l'Iva del 20%, quella dei beni di lusso. Inoltre, il recupero fiscale delle spese veterinarie si limita a pochi euro e stentano a decollare le polizze sanitarie veterinarie".

L'Eurispes evidenzia nella sua ricerca anche alcuni dati economici del settore, in particolare riporta una spesa per prestazioni veterinarie di 2.001 milioni di euro per il 2005. E' un valore che l'ANMVI non considera coerente con la scarsa propensione alle cure veterinarie degli italiani: "In Italia sono attivi 6.500 ambulatori per cani e gatti - conclude Scotti- se il dato dell'Eurispes fosse vero ci sarebbe un fatturato di circa 300 mila euro per struttura. Un valore molto lontano da quello reale: il fatturato di ciascuna struttura non supera i 100 mila euro a fronte di una condizione di saturazione e di grave sofferenza occupazionale".

Ufficio Stampa ANMVI 
0372/40.35.37

pdfCOMUNICATO STAMPA 30 GENNAIO 2007